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…Margin of Safety di Seth Klarman – Strategia Value avversa al rischio per investitori seri e ponderati!

…Margin of Safety di Seth Klarman – Strategia Value avversa al rischio per investitori seri e ponderati!

Buongiorno,

di seguito vi proponiamo un documento del quale raccomandiamo la lettura per rinfrescare i principi della filosofia Value Investing.

Si tratta di una sintesi dal libro Margin of Safety (Strategia Value avversa al rischio per investitori seri e ponderati) di Seth Klarman, uno dei più stimati investitori di tutti i tempi ancora in attività.

Questo libro è stato scritto nel 1990 ma i principi in esso esposti sono sempre di grande attualità.

Inoltre proponiamo un estratto delle lettere che Seth Klarman ha scritto ai suoi clienti nel gennaio 2017 e nel luglio scorso..

Queste lettere, nel richiamare i principi enunciati nel libro del 1990, fanno esplicito riferimento alla situazione attuale dei mercati.

Riteniamo che questa lettura possa favorire la comprensione delle dinamiche che muovono i mercati in questo periodo complesso.

Nonostante i numerosi rischi che Seth Klarman denuncia sulla situazione attuale, invitiamo tutti a concentrarsi sui vantaggi della Filosofia Value che lui, a più riprese, sottolinea.

Buona lettura..

 

 

Estratto da margine di sicurezza (Seth A. Klarman)

 

  1. IL VALUE INVESTING NON E’ SEMPLICE

Il Value Investing richiede una gran quantità di duro lavoro, un’inusuale disciplina rigorosa e un orizzonte di investimento di lungo periodo. Pochi sono disposti e capaci di dedicare tempo sufficiente e lo sforzo necessario per diventare Value Investor, solo una piccola parte di essi possiede la giusta attitudine mentale.

 

  1. ESSERE UN VALUE INVESTOR

Perseguire in modo disciplinato fa del Value Investing un approccio avverso al rischio. La più grande sfida dei Value Investor è mantenere la giusta disciplina. Diventare un Value Investor solitamente significa essere fuori dal coro, dagli usi convenzionali e dalle mode del momento. Può rappresentare un’impresa molto solitaria.

Un Value Investor potrebbe sperimentare performance deludenti rispetto a quelle degli altri investitori e del mercato per periodi anche prolungati quando i mercati sono sopravvalutati. Ciò nonostante, nel lungo periodo, l’approccio Value avrà un tale successo che pochi, se non nessuno, dei seguaci di questa filosofia l’abbandonerà mai.

 

  1. IL NEMICO PEGGIORE DELL’INVESTITORE

Se gli investitori potessero prevedere la direzione futura dei mercati, certamente non sceglierebbero di essere un Value Investor per sempre. Infatti quando il prezzo delle azioni sale continuamente, l’approccio Value è penalizzante in quanto tende a sottoperformare rispetto alla tendenza generale del momento. Quando il mercato passa da una fase di corretta valutazione ad una sopravalutazione, i Value Investor vanno male perché vendono troppo presto. I maggiori benefici nell’essere un Value Investor è quando il mercato sta scendendo. Questo capita quando i fattori di rischio di discesa sono reali ma gli investitori si concentrano solo su ciò che potrebbe andare bene, come conseguenza di un eccessivo ottimismo. I Value Investors che investono con un margine di sicurezza, si proteggono da perdite elevate durante i cali dei mercati. Coloro che sono in grado di prevedere il futuro dovrebbero utilizzare tutti i propri denari quando il mercato sta per salire ed uscire completamente quando sta per scendere. Sfortunatamente, molti investitori che sostengono di avere questa capacità previsionale, in realtà non ce l’hanno (io stesso non ne ho ancora incontrato uno). Chi di noi non crede di poter fare previsioni accurate sul prezzo delle azioni, farebbe meglio a considerare il Value Investing come una strategia di successo in qualsiasi condizione di mercato.

 

  1. E’ TUTTA QUESTIONE DI ATTITUDINE MENTALE

Avere successo negli investimenti richiede un’appropriata attitudine mentale. Investire è una cosa seria, non un divertimento. Se vuoi investire nei mercati finanziari, è cruciale comportarsi come investitore e non come speculatore, ed essere certi di capirne la differenza. E’ inutile dire che gli investitori sono in grado di distinguere la differenza tra Pepsi Cola e un quadro di Picasso, tra un investimento ed un oggetto da collezione. Quando però sono in gioco i tuoi guadagni e la futura sicurezza finanziaria, il costo di non distinguere ciò è inaccettabile.

 

  1. NON CERCARE I CONSIGLI DEL MERCATO

Alcuni investitori, solitamente speculatori, guardano erroneamente al Mercato come una guida per gli investimenti.  Osservano che il prezzo di un’azione continua a scendere e, incuranti della sua irrazionalità, corrono a vendere le loro posizioni, ignorandone il vero valore sottostante. Altre volte vedono salire i prezzi e, fiduciosi delle sue (del mercato) convinzioni, acquistano a prezzi sempre più elevati, come se il mercato sapesse più di loro. La realtà è che il mercato non sa nulla, è il prodotto di un insieme di azioni collettive, migliaia di acquirenti e venditori, i quali non sempre sono spinti da motivazioni di tipo fondamentale. Gli investitori e speculatori emotivi inevitabilmente perdono soldi: al contrario, gli investitori che riescono a sfruttare questa periodica irrazionalità dei mercati, hanno buone possibilità di avere successo nel lungo periodo.

 

  1. PREZZI DELL’AZIONE RISPETTO ALLA REALTA’ DELLA SOCIETA’

Louis Lowenstein (avvocato societario americano) ci ha avvisato di non confondere il vero successo di un investimento con il successo nel mercato azionario.
Il fatto che il prezzo di un’azione salga non garantisce che il business sottostante sia eccellente o che l’incremento del prezzo sia giustificato da un corrispondente aumento del valore della società. Allo stesso modo, se un prezzo scende, di per se non significa che rifletta necessariamente gli sviluppi negativi del business o il deterioramento del valore della società.
È di vitale importanza per gli investitori distinguere ciò che sono fluttuazioni del prezzo delle azioni, dal vero valore del business sottostante. Se la tendenza generale è quella di acquistare per generare più acquisti e vendere per indurre a più vendite, gli investitori devono combattere questa tendenza ad arrendersi alle forze del mercato.
Non si può ignorare il mercato – perché significherebbe ignorare così una fonte di opportunità di investimento. Sarebbe ovviamente un errore, infatti devi pensare con la tua testa e non permettere al mercato di comandarti.

 

  1. PREZZO RISPETTO AL VALORE

Il valore in rapporto al prezzo, non solamente il prezzo, deve determinare le vostre decisioni di investimento.
Se guardi al Mercato come generatore di opportunità di investimento (dove il prezzo parte dal valore sottostante), hai tutti gli ingredienti di un Value Investor.
Se insisti nel cercare i consigli del Mercato per le tue scelte di investimento, ti consiglio vivamente di rivolgerti a qualcun altro che gestisca i tuoi soldi.
Proprio perché i prezzi delle azioni possono cambiare per mille ragioni e perché è impossibile stabilire che aspettative sono riflesse in un determinato livello di prezzo, gli investitori devono guardare oltre i prezzi delle azioni, concentrandosi sul valore sottostante, confrontando sempre i due elementi come parte integrante del processo di investimento.

 

  1. LE EMOZIONI GIOCANO UN PESSIMO RUOLO NEGLI INVESTIMENTI

Gli investitori che non hanno successo sono dominati dalle emozioni. Piuttosto che rispondere freddamente e razionalmente alle fluttuazioni del mercato, reagiscono emotivamente con avidità e paura.
Noi tutti conosciamo persone che agiscono responsabilmente e deliberatamente per la maggior parte del tempo, ma stranamente sono frenetiche quando investono denaro.
Potrebbero essere necessari molti mesi, persino anni, di duro lavoro e di risparmio disciplinato per accumulare il denaro, ma solo pochi minuti per investirlo.

 

  1. PRIMO, EVITARE LE PERDITE

Warren Buffett ama dire che la prima regola di investimento è “non perdere soldi”, e la seconda regola è, “mai dimenticare la prima regola “.
Anche io credo che evitare le perdite dovrebbe essere l’obiettivo primario di ogni investitore. Questo non significa che gli investitori non dovrebbero mai incorrere in alcun rischio. Piuttosto “non perdere soldi” significa che nell’arco di più anni un portafoglio di investimenti non dovrebbe essere esposto a perdite significative del capitale.

 

  1. IMPORTANZA DELLE FLUTTUAZIONI TEMPORANEE DEI PREZZI

Oltre alla possibilità di perdita permanente legata ad un investimento, c’è anche la possibilità di provvisorie
fluttuazioni dei prezzi che non sono correlate al valore sottostante. Molti investitori considerano le fluttuazioni dei prezzi come un rischio significativo: se il prezzo scende, si vede l’investimento come rischioso, indipendentemente dai fondamentali.
Mentre gli investitori dovrebbero cercare di evitare di pagare un sovrapprezzo per gli investimenti o l’acquisto di società che successivamente perdono di valore a causa del deterioramento dei risultati, non è possibile evitare movimenti casuali di volatilità nel breve termine . Infatti, gli investitori dovrebbero aspettarsi che i prezzi possano fluttuare e non dovrebbero investire in titoli se non sono in grado di tollerare una certa volatilità.
Se stai acquistando qualcosa di valore a sconto, le fluttuazioni dei prezzi a breve termine sono importanti? Nel lungo termine non lo sarà in quanto il vero valore verrà sicuramente riflesso nel prezzo delle azioni. Anzi, ironicamente, le fluttuazioni dei prezzi nel lungo termine avranno un andamento opposto a quelle del mercato nel breve termine..
Ad esempio, i cali dei prezzi nel breve termine aumentano effettivamente i rendimenti degli investitori a lungo termine. Ci sono, tuttavia, diverse eventualità in cui le fluttuazioni dei prezzi a breve termine possono avere una certa importanza per gli investitori. I portatori di azioni che hanno bisogno di vendere in fretta sono alla mercé dei prezzi di mercato. Il trucco nel successo degli investitori è quello di vendere quando vogliono, non quando sono costretti.

 

  1. PREPARATI AL PEGGIO

Gli investitori che cercano di evitare le perdite devono prepararsi a sopravvivere e perfino a prosperare in ogni circostanza.
… l’investitore prudente e lungimirante gestisce il suo portafoglio con la consapevolezza che le catastrofi finanziarie possono capitare e si verificano. Gli investitori devono essere disposti a rinunciare a un guadagno a breve termine, considerandolo come un premio per assicurarsi contro avversità impreviste e imprevedibili.

 

  1. CONCENTRARSI SUL METODO, NON SUL RISULTATO

Molti investitori erroneamente stabiliscono un obiettivo di rendimento. La definizione di un obiettivo, purtroppo, non garantisce che questo sia realizzabile. Infatti, indipendentemente da  quale sia l’entità dell’obiettivo, questa potrebbe essere fuori portata.

 

  1. ATTENDERSI ACCURATEZZA NELLE VALUTAZIONI

Molti investitori pretendono di attribuire precise valutazioni alle società, cercando la precisione in un mondo impreciso, ma il valore di un’azienda non può essere determinato con esattezza.

 

  1. PERCHE’ IL MARGINE DI SICUREZZA

Il Value Investing è la disciplina che consente di acquistare titoli ad un significativo sconto rispetto al loro valore intrinseco e tenerli fino a quando questo valore sarà riflesso dai prezzi del mercato. Il fatto che il prezzo sia un affare è la chiave del metodo.
Poiché l’investimento è più un’arte che una scienza, gli investitori hanno bisogno di un margine di sicurezza. Il margine di sicurezza è ottenuto quando i titoli sono acquistati ad un prezzo sufficientemente basso rispetto al loro vero valore, tale da permettere eventuali errori, sfortuna o volatilità estrema, in un mondo complesso ed imprevedibile, che cambia continuamente.

 

  1. VALUE INVESTING: PENSARE CONTROCORRENTE

Il Value Investing è per sua stessa natura controcorrente. I titoli non di moda possono essere sottovalutati; i titoli di moda quasi mai lo sono. Ciò che viene acquistato dalla massa è, per definizione, di moda. I titoli di moda hanno già incorporato nel loro prezzo le più rosee aspettative e difficilmente saranno sottovalutati.
Se esiste poco valore in ciò che la massa sta acquistando, dove lo possiamo trovare? Nelle azioni che la massa sta vendendo, ignara di ciò.. Quando la massa vende un’azione, il prezzo di mercato potrebbe scendere ben oltre ogni sensato livello. Azioni ignorate, sconosciute, o di nuova emissione, possono allo stesso modo essere o diventare sottovalutate.
Gli investitori potrebbero aver difficoltà ad agire controcorrente perché non possono mai essere certi se e quando le loro scelte si dimostreranno corrette. Dato che agiscono controcorrente, spesso sono inizialmente dalla parte sbagliata e potrebbero subire perdite sulla carta, per un certo periodo di tempo.

 

  1. FALLACIA NELL’INVESTIRE SUGLI INDICI

Per il Value Investor, il concetto di indicizzazione è da considerarsi sciocco e abbastanza azzardato.
Warren Buffett ha osservato che “in qualsiasi tipo di contesto – finanziario, mentale o fisico – è un enorme
vantaggio avere avversari ai quali è stato insegnato che è inutile persino provarci”.

Credo che nel tempo i Value Investor daranno performance superiori al mercato e che la tendenza ad uniformarsi agli indici sia invece una scelta pigra e miope.
L’indicizzazione è una strategia pericolosamente difettata per diversi motivi. In primo luogo, diventa una sorta di autodifesa quando sempre più investitori la adottano.
Sebbene l’indicizzazione sia basata su un concetto di mercati efficienti, maggiore è la percentuale degli investitori che la adottano, più i mercati diventano inefficienti e sempre meno investitori tenderanno a fare ricerca e analisi fondamentale.
Un altro problema sorge quando una o più azioni che compongono un indice devono essere sostituite o tolte dall’indice stesso; potrebbe capitare per effetto di un fallimento o perché una determinata azione è stata acquisita da un concorrente.
Poiché coloro che investono in indici deve essere investiti completamente nei titoli che lo compongono, sempre e comunque, per uniformarsi alla performance dell’indice, l’azione che viene aggiunta deve essere acquistata immediatamente da centinaia/migliaia di investitori. A causa della limitata liquidità, il giorno in cui viene aggiunto un nuovo titolo ad un indice, spesso il titolo si apprezza a causa di questi acquisti obbligati da parte di chi deve replicare un indice. Ma i fondamentali della società non sono cambiati; nulla rende la società di oggi migliore di ieri. In effetti, le persone sono disposte a pagare di più per quel titolo solo perché è diventato parte di un indice.
Credo che l’indicizzazione si rivelerà solo un altra moda di Wall Street. Quando passerà, i prezzi dei titoli
inclusi negli indici più popolari quasi certamente scenderanno rispetto a quelli che non ne fanno parte e sono stati snobbati.
Quando la tendenza del mercato si inverte, questa strategia di indicizzazione perde di efficacia, creando un effetto a catena sulle vendite stesse ed una corsa generalizzata ad uscire dagli indici.

 

LETTERA DEL GENNAIO 2017

 

Così descrive l’anno 2016:

In un contesto di crescita economica tiepida, tassi assurdamente bassi, mercato azionario rialzista in avanzato stato di maturazione, caratterizzato da ricche valutazioni e bassa volatilità abbiamo alleggerito il portafoglio pur mantenendo un livello di coperture significative ed una buona scorta di liquidità.

A metà agosto 13,4 trilioni di $ di debito a livello mondiale (principalmente titoli di stato) quotavano a rendimenti negativi, una circostanza misteriosa e senza precedenti nella quale i portatori di obbligazioni erano desiderosi di obbligarsi a pagare interessi agli emittenti per il privilegio di bloccare il loro capitale per tempi significativi pur continuando a sopportare il rischio di insolvenza.

Gli investitori si sono abituati all’esagerato ruolo delle banche centrali nei mercati ed alla tendenza delle loro politiche a determinare i prezzi dei titoli quotati. Esse controllano attualmente l’enorme somma di 25 trilioni a livello mondiale, più del doppio del 2008.

E’ evidente che la propensione di questa generazione di banchieri centrali sarà quella di continuare nell’interventismo sui mercati, apparentemente senza preoccuparsi dell’azzardo morale delle loro azioni.

Grazie alla “fame di rendimenti” da parte degli investitori, L’Italia ha potuto emettere un bond a 50 anni al tasso del 2,8%, L’Arabia Saudita un bond a 30 anni al 4,5% e l’Austria (Austria!) un bond a 70 anni all’1,5%.

Queste emissioni contenevano diversi rischi che i sottoscrittori sembrano aver ignorato. Primo, quando i rendimenti torneranno a livelli più normali questi bond scenderanno di prezzo. Un mero rialzo dei rendimenti dello 0,5% provocherà perdite pari ad almeno 3 anni di rendimento per i portatori di un bond a 30 anni. Secondo, una ripresa dell’inflazione o anche solo l’aspettativa di futura inflazione renderà i rendimenti di queste obbligazioni inadeguato per un lungo periodo e causerà ulteriori forti vendite.

Siccome il mercato delle obbligazioni è stato al rialzo per 35 anni, pochi investitori attualmente in attività hanno l’esperienza per navigare in un mercato duraturo con tassi ed inflazione al rialzo, che da questi livelli, potrebbe fare una corsa molto traumatizzante.

Infine, nel corso del tempo, il rischio creditizio di queste obbligazioni “prezzate per la perfezione” quasi certamente aumenterà e gli investitori, ancora una volta, ci sbatteranno il mento.

Nonostante i minuscoli tassi d’interesse, nel 2016 un numero record di debiti sovrani sono stati declassati dalle agenzie di rating.

 

Dopo le elezioni Americane i mercati azionari sono continuamente saliti, scontando in anticipo le promesse elettorali di Trump. Come se Trump fosse in grado di mantenere solo le promesse che piacciono al mercato e non volesse mantenere quelle che non gli piacciono.

Questo ha creato, secondo il rispettato investitore Jeremy Grantham, il terzo mercato più sopravvalutato degli ultimi 100 anni, dopo quelli del 1929 e del 2000, entrambi finiti in modo disastroso per gli investitori.

 

Come dovrebbe Baupost (la società di Seth Klarman) investire il capitale dei propri clienti in presenza delle complesse, indescrivibili forze e rischi sopra descritti?

Intendiamo rimanere fedeli agli sperimentati principi fondamentali del Value Investing e dell’analisi delle singole società. Rimarremo cauti e disciplinati, faremo del nostro meglio per separare la ragione dalle emozioni, confidando nella prima mentre ci sforzeremo di riconoscere la seconda e di tenerla a bada.

 

L’approccio Value Investing è difensivo per natura, enfatizzando la preservazione del capitale attraverso l’acquisto di investimenti con un margine di sicurezza. La nostra strategia è la ricerca di occasioni e tipicamente ne troviamo di più quando il mercato è debole, e meno quando il mercato è forte.

Una delle chiavi di successo a lungo termine negli investimenti è quella di mantenere le proprie convinzioni e investire durante i mercati in discesa. Allo stesso modo, nei mercati in salita la nostra disciplina serve a proteggere i clienti dall’essere coinvolti nelle mode, delusioni e assurdità.

In Baupost noi pratichiamo umiltà e moderazione, consci di quello che non sappiamo e non possiamo sapere, evitando il ricorso alla leva finanziaria, mantenendo coperture sul portafoglio e rimanendo fedeli ai principi del Value Investing, tutte cose che servono per tenerci lontani dai guai.

Il metodo è di importanza cruciale negli investimenti. L’analisi e la costante rivalutazione delle posizioni alla luce dei nuovi eventi, indipendentemente dall’andamento e dell’umore dei mercati, sono il nostro metodo. Senza curarci se siamo in negativo dall’inizio dell’anno e senza confrontarci con le performances dei nostri concorrenti. Data la pressione che pesa normalmente sugli altri gestori, spesso questo si rivela più difficile di quanto non sembri ma rappresenta anche, nel lungo termine, un grande vantaggio competitivo.

Pur in presenza di un mercato caro e con rischi crescenti per gli investitori, a noi piace il nostro portafoglio e ci rifiutiamo di entrare nella costante competizione delle performances. La maggior parte dei nostri titoli è molto diversa da quella della preponderanza degli altri fondi.

 

Ironicamente, mentre il mercato diventa sempre più caro, gli investitori si sono eccitati sugli strumenti che replicano gli indici (ETF). A metà del 2016 l’11,6% dei titoli che compongono l’indice S&P 500 erano detenuti da ETF (contro il 4,6% di 10 anni fa).

Ma gli ETF non sono senza rischi. Secondo il Financial Times “Siccome le azioni che essi detengono non sono tanto liquide quanto gli ETF stessi, ci sono rischi di squilibri e vendite forzate”. Una grande concentrazione nel possesso di un ristretto numero di ETF ha portato ad una forte concentrazione del possesso di azioni delle singole società. Inoltre il trading su questi strumenti è cresciuto fortemente. Il volume di scambi annuali di una tipica azione dello S&P 500 è del 12% del capitale della società, mentre quello degli ETF è dell’880%. Alla JP Morgan di Londra avvertono che i forti flussi di investimento sugli ETF renderanno i mercati più fragili, suscettibili a più pesanti cadute e meno efficienti.

Quando si compra un ETF, l’emittente è costretto a comprare i titoli nella stessa proporzione nella quale questi pesano sugli indici. Così i titoli più cari diventano sempre più cari. Le azioni che oggi hanno i multipli più alti (che sono più care) saranno quelle che domani saranno più trascurate a causa del fatto che c’è meno denaro nelle mani dei gestori attivi (quelli che fanno analisi e scelgono anche titoli non ricompresi negli indici principali) che potrebbero correggere eventuali sottovalutazioni.

Al contrario, con sempre più denaro che affluisce sugli ETF, le azioni fuori dagli indici potrebbero essere allo sbando, sempre più slegate dal valore delle società sottostanti.

Questo dovrebbe dare agli investitori Value un notevole vantaggio.

 

LETTERA DEL LUGLIO 2017

 

Un periodo di volatilità calmierata

“La stabilità conduce all’instabilità. Più le cose diventano stabili e più a lungo rimangono stabili, più instabili diventeranno quando la crisi colpirà”. – Hyman Minsky

 

… La volatilità realizzata (effettiva) e implicita (prevista) ha raggiunto i livelli più bassi di sempre. La misura più comunemente utilizzata per indicare la volatilità implicita del mercato azionario, il VIX, ha quotato in media 11 da fine aprile. Per contestualizzare questo livello, sin dal 1990, quando il VIX è stato creato per la prima volta, l’indice ha chiuso sotto il livello di 10 solo in 16 giorni, sette dei quali si sono  verificati dal 1 ° maggio 2017. Il valore medio del VIX tra il 1990 e il 2016 è stato di circa 20 contro una media di circa 12 dall’inizio del 2017.

Su questi dati, il 2017 è l’anno meno volatile dal 1965.

 

Perché una volatilità straordinariamente bassa è così importante? La risposta consiste nell’influenza che la volatilità produce sull’assunzione di rischio e di conseguenza sulla leva finanziaria. In ogni mercato sopravvalutato, una cosa molto importante da identificare è in quali settori del sistema esiste la leva finanziaria – sia quello che è evidente, e più perniciosamente, quello che è nascosto. Mentre la leva finanziaria non è direttamente responsabile di ogni disastro finanziario, di solito la si può trovare vicino alla scena del delitto. La leva finanziaria strutturale legata alla bassa volatilità effettiva potrebbe rivelarsi destabilizzante, e l’acceleratore della prossima crisi finanziaria. La volatilità effettiva è un punto critico di riferimento per importanti quote dell’intera attività di investimento a livello globale. Per molti investitori, il livello di volatilità del mercato determina il livello di rischio sostenuto sia nei loro portafogli sia in molti prodotti d’investimento. Più è bassa la volatilità, maggiore è il rischio che gli investitori sono desiderosi o, in alcuni casi, costretti a sopportare.

 

In particolare, la volatilità effettiva è una variabile essenziale per il calcolo del Value-at-Risk (VaR) che determina il grado di leva presente in una strategia di investimento quantitativa e strutturata. Ad esempio, i fondi che utilizzano modelli che hanno come obiettivo un determinato target di volatilità e rischio, per determinare la propria asset-allocation, hanno segnalato “risk-on” (massima esposizione – nessuna nube all’orizzonte) da qualche tempo. Ciò ha comportato un costante aumento della leva finanziaria del portafoglio, in quanto la volatilità effettiva è diminuita in tutte le classi di investimento. In aggiunta, alcuni ETF che scommettono su un calo della volatilità, prevedono programmi di acquisti e vendite basati su algoritmi che aumentano o diminuiscono l’esposizione azionaria sulla base della volatilità effettiva.

 

Sebbene sia impossibile calcolare con precisione il volume dei prodotti finanziari la cui performance è in qualche modo legata alla volatilità, è probabilmente quantificabile in centinaia di miliardi di dollari. Pertanto, ogni balzo importante della volatilità, anche solo ai livelli della media storica (20), ha il potenziale di ingenerare un significativo ammontare di vendite (in gran parte automatizzate). Tali vendite provocherebbero, a loro volta, un ulteriore incremento della volatilità che imporrebbe ulteriore diminuzione dell’esposizione e pertanto ancora più vendite.

 

Non possiamo sapere se un aumento drammatico della volatilità sia imminente o addirittura inevitabile, né possiamo essere certi che un picco di volatilità potrebbe avere risultati catastrofici…anche se certamente potrebbe accadere. Una cosa, comunque, è certa: chiunque stia direttamente o indirettamente, scommettendo su un ribasso della volatilità agli attuali minimi, sta scommettendo che le attuali positive condizioni dureranno. La nostra esperienza suggerisce che “positivo” e “duraturo” non sono parole normalmente associate l’una all’altra. Oltre ai nostri investimenti ordinari, abbiamo coperture studiate per proteggere il portafoglio da una prolungata modifica del comportamento della volatilità.

 

Il nostro compito principale, ovviamente, non è quello di prevedere quando o perché il mercato potrebbe scendere. E’ piuttosto quello di restare disciplinati nel cercare di cogliere le opportunità che si potrebbero presentare e gestire con attenzione il rischio del portafoglio che possediamo. Come abbiamo detto in molte occasioni, solo perché il mercato è caro non significa che ogni azione sia costosa. La nostra ricerca di investimenti interessanti, pur richiedendo pazienza, determinazione e sano scetticismo, ha individuato una serie di opportunità attraenti. La struttura del mercato attuale, guidato principalmente da una manciata di azioni che lo spingono a livelli sempre più elevati, mentre altri titoli sono trascurati, ci è familiare ed è una di quelle che può fornire significative opportunità per coloro che hanno un orizzonte di lungo termine.

 

Nonostante questo scenario si stia protraendo più di quanto potessimo immaginare, rimaniamo in un mercato che è estremamente caro e assolutamente indifferente al rischio.

Questo continua ad essere un momento per avere pazienza e, soprattutto, cautela.

 

Se c’è qualcosa da imparare dalle parole di Hyman Minsky, è che nessuno dovrebbe essere “cullato” in un falso senso di conforto dall’illusione della stabilità che ci circonda. Noi, certamente, non lo siamo.

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